lunedì 10 marzo 2014

Tutto diventa cenere

                   tutto questo diventa cenere

Al margine del bosco sorge un ranuncolo, un fior cappuccio.
Netto il contorno delle foglie d’un verde scuro.
Finemente pieghevole eppur vigoroso l’agile stelo.
I fiori, come tagliati in spessa seta e d’un azzurro così luminoso di turchese, che tutta l’aria all’intorno ne riverbera.
E ora che uno càpiti lì, strappi il fiore e in seguito se ne infastidisca e lo getti nel fuoco… pochi istanti e tutta quella fulgida pompa si riduce a un pizzico di grigia cenere.
Quello però che il fuoco ha fatto qui in brevi istanti, la fa di continuo il tempo a ciò che è vivente: alla felce leggiadra, all’alto verbasco, alla quercia possente.
Lo fa alla leggera farfalla come alla rondine veloce.
All’agile scoiattolo e al grave toro.
È sempre lo stesso destino, sia che si compia rapido oppure lento; può essere una ferita oppure una malattia, il fuoco o la fame o qualcosa d’altro: a un certo momento tutto quel fiorire di vita si riduce a cenere.
La vigorosa figura si risolve in un mucchietto di polvere.
I colori luminosi si spengono in una farina grigiastra.
La vita, tutta fervore e sentimento, si riduce a terra povera e morta; a meno che terra: a cenere! Così succede anche a noi.
Come rabbrividiamo, quando si figge lo sguardo in una tomba aperta e vi si vedono accanto ad alcune ossa pochi pugni di grigia cenere!
Pensaci, uomo;
Sei polvere,
Ed in polvere ritornerai!
Caducità: ecco cosa significa la cenere, la nostra caducità, non quella degli altri,  la nostra; la mia! Essa mi parla del mio trapassare, quando il sacerdote al principio della quaresima, con la cenere dei rami un dì freschi e verdi della trascorsa domenica delle palme, mi disegna sulla fronte una croce.
Tutto diventa cenere. La mia casa, il mio abito, i miei arredi, il mio danaro; campi, prati, boschi. Il cane che mi accompagna, e il bestiame ch’è nella stalla. La mano con cui scrivo, l’occhio che legge, l’intero mio corpo. Le persone che ho amate; le persone che ho odiate; le persone che ho temute. Quello che mi è apparso grande sulla terra, quello che m’è sembrato piccolo, quello che stimai pregevole: tutto cenere, tutto …

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