domenica 30 settembre 2012

Preghiera

Credo in te, Signore Gesù, credo che mi passi accanto e quando il mio cuore è libero sento la tua voce.

A volte mi sembra di gridare:
sono misero, bisognoso di tutto, ma a te interessa la mia voce, ti volgi indietro e mi chiami.

Ho conosciuto persone che mi hanno dato coraggio che mi hanno detto:
<<Alzati!>>.
Ora chiedi a me di fare lo stesso con chi è più piccolo e più giovane  di me.

Ai ragazzi che mi affidi voglio dire:
<<Gesù ti chiama!>>.
In te possiamo riconoscere il volto del padre e scoprire che cosa significa  essre amati e amare.

Credo in te, Signore, e pubblicamente  professo la mia fede.
Credo nello Spirito Santo e nella forza entusiasmante dei tuoi doni.
In comunione   con te e con i miei fratelli, mi impegno a educare secondo il tuo cuore,  ad annunciare il Vangelo per mezzo della carità e a proclamare la pace, il perdono e la salvezza.

Una cosa sola, Signore, ti chiedo:
un punto di appoggio per poter saltare, per fare con tutto lo slancio del cuore il salto della fede.
non lo chiedo solo per me ma per i ragazzi che sono attorno a me, che, per il tuo amore, che tu vuoi salvi e felice per sempre, Amen.

La mia Preghiera come educatore oratoriale.

Antica, eterna danza

Spighe d’oro al vento,
antica eterna danza
per fare un solo pane
spezzato sulla mensa.
Grappoli dei colli, profumo di letizia
per fare un solo vino
bevanda della grazia.

Con il pane e il vino Signore ti doniamo
le nostre gioie pure, le attese e le paure
frutti del lavoro e fede nel futuro
la voglia di cambiare e di ricominciare.

Dio della speranza,
sorgente d’ogni dono
accogli questa offerta
che insieme ti portiamo.
Dio dell’universo raccogli chi è disperso
e facci tutti Chiesa, una cosa in te.




Favoloso canto religioso

Amore invisibile

Amo te, amo i tuoi occhi
amo il tuo mondo misterioso nascosto, amo tutto quello che ti circonda, ma come faccio ad amarti se non
ti vedo?


Ti cerco tra il buio dei miei pensieri,
negli angoli nascosti del mio cuore.


Amo te  mio amore platonico
e nel silenzio dei nostri incontri
ti sussurro le mie parole cariche 

dell'energia di tutto il tempo finora 
trascorso.

Un benevole sollievo alla mia
debolezza allenta il mio
isolamento quotidiano e mi carica
di una nuova forza.


Amo te amore, amo i tuoi silenzi
amo tutto ciò che ti circonda.

martedì 25 settembre 2012

Viaggio a Medjugorje

MEMORIE DI UN VIAGGIO A
MEDJUGORJE
06 APRILE 2012



UNA LUNGA ATTESA PRIMA DELLA DECISIONE
E PER VARIE MOTIVI HO DOVUTO
SEMPRE RIMANDARE.

Pellegrinaggio a Medjugorje                                                                                      1

La partenza era prefissata per le ore 04,45 dal piazzale della chiesa di Fratel Ettore oggi venerdì Santo giorno della via Crucis in autobus.
Dopo una lunga notte insonne la meta era verso la residenza apparente di nostra madre Celeste Medjugorje.
Lunga è stata la strada per arrivarci ma con le preghiere  e i Rosari la strada fu meno pesante. I compagni di viaggio erano molto simpatici, Ivan e Anna erano la guida delle nostre preghiere. Un'aria nuova s'incominciavo a respirare incominciavo a sentire la presenza della madre celeste vicino rendendo il tragitto meno pesante. Ore 21,30 finalmente la destinazione, dopo qualche formalità e le distribuzioni delle camere potei cosi entrare nella mia dividendola con un pellegrino di nome Marco. La camera era abbastanza bella da una porta finestra che dava sul balcone uscì fuori e come un incanto di fronte a me mi apparse la chiesa illuminata un po' più verso sinistra la collina delle apparizioni tutta illuminata, un po' più a destra il krisevac la montagna della Croce. Siamo scesi a cenare alle 22,15 circa stanchi morti. Dopo aver cenato ognuno si è ritirato nelle proprie camere perché ci si doveva alzare presto che si doveva andare ad una testimonianza di Vica e poi  sul monte Krisevac.
Ho riposato bene quella notte e la mattina presto ero pronto per riprendere il pullman per andare a vedere la testimonianza di Vica una delle tante Veggenti, e poi chi voleva andare al monte. Io ho rinunciato perché sentivo ancora la stanchezza del viaggio del giorno precedente.
Qui a sinistra una veduta della camera dell'albergo all'alba notare come in quel momento, alle ore nove del mattino, la luna che si trova proprio sopra il campanile.7 aprile sabato Santo in mattinata non c'era nulla di particolare, avevo sentito parlare di un Cristo che dalla gamba sinistra fuoriusciva dell'acqua.
Era un percorso della via Crucis dietro alla basilica e in mezzo a questo percorso si innalzava questo Cristo in bronzo senza la croce alto più o meno sette metri. Tutt'attorno delle panchine per sedersi. Molta gente era raccolta in preghiera,  gente in lacrime e gente in una lunga fila  per andare a bagnare i fazzoletti da quella minuscola sorgente. Mi sono messo anch'io in coda e quando sono giunto a lui ho abbracciato le sue gambe, ho alzato lo sguardo e ho notato come l'artista di quella statua fece un volto così sofferente. L'acqua continuava a fuoriuscire dalla gamba un'acqua che sicuramente fu quella che lavò i peccati del mondo. Anche questo rimana nel mistero di Dio. Dopo mi sono seduto anch'io sulle panchine e mi misi a pregare asciugando le lacrime che di tanto in tanto scendevano senza che me ne accorgessi. Una folla silenziosa tutt'attorno si sentiva soltanto lo sgranellare di qualche Rosario.
Oggi altri pellegrini della mia compagnia dopo la testimonianza di Vica, armati di bastoni si sono incamminati verso il monte della Croce il Krisevac io non sono andato come ho spiegato precedentemente per via delle mie gambe stanche e il fiato ristretto. Dopo la via Crucis e del Cristo in bronzo sono entrato nella basilica e mi sono avviato verso la statua della Madonna, l'attrazione è stata forte che non ho potuto non inginocchiarmi dinnanzi a lei. Non so se ho pregato nel modo giusto però ho pregato tantissimo.
La foto in alto dove si celebra la messa esterna.
Sotto una testimonianza di Viva in quei giorni a Medjugorje

Molta gente oggi si è raccolta a Medjugorje per la Santa Pasqua la chiesa era gremita quando la madre chiamo ho visto che molta gente risponde ma non abbastanza ricordando quello che ha patito il nostro Signore Gesù Cristo, e anche perché molta gente è ancora incredula dovrebbero venire qui che è il centro della Cristianità come l'ho definito io e sicuramente la penseranno in un modo diverso.
Oggi Gesù è una triste giornata  e vederti appesa a quella Croce mi si rattrista l'anima ma per poche ore ancora e tu glorioso risorgerai. Questa sera ci sarà la veglia Pasquale dammi la forza di resistere fuori al freddo e sotto la pioggia alla Santa messa.
È notte le campane suonano a festa ci siamo tu Signore sei risorto come avevi promesso un grande applauso accompagnò l'evento. La Chiesa era tanto gremita che eravamo ammassati tutti quanti   fuori nel Sagrato  esterno e comunque così abbiamo assistito alla messa della veglia Pasquale.
Domenica di Pasqua per non rimanere in piedi io e Marco decidemmo di andare un'ora prima a prendere posto, la giornata era splendida ma le panchine erano ancora bagnati ancora dalla nottata piovosa ci sedemmo ugualmente e così assistemmo alla funzione religiosa Pasquale.
Il prete che disse l'omelia era un giovane Venezuelano dopo aver commentato il vangelo raccontò in breve il motivo perché lui  è devoto alla Madonna di Medjugorje.
Lui racconta è stato miracolato diverse volte, in breve raccontò questa che vi elenco:
lui era un giovane studente di teologia e una sera con il suo padre spirituale dovettero andare in macchina a prendere delle uova in una fattoria lungo il tragitto scoppiò un temporale racconta che non si vedeva nulla tutt'intorno ad un certo punto l'auto sbandò andando a finire nel burrone e mentre  rotolavano giù per quel burrone le venne in mente di pregare la Madonna di farlo vivere. Pochi istanti dopo si sollevò un forte vento racconta che ad un certo punto l'auto in cui viaggiavano si sollevò andandosi ad atterrare con dolcezza sulla strada lui pensava di aversi fatto male si toccava il viso e se lo sentiva tutto bagnato ma subito dopo si accorsero che erano le uova che avevano dietro che si erano rotte. Raccontava  questa storia con una emozione tale da interrompersi frequentemente e asciugandosi le lacrime in                                                                                                                                   continuazione. Un applauso collettivo scoccò all'improvviso. Finito l'omelia la messa seguì il suo percorso, al momento della Santa comunione, nonostante ci fossero molti preti durò tanto tempo ora che le distribuissero a tutti quanti.
Il mio compagno di viaggio Marco mi raccontò che erano 30 anni che non faceva la comunione, era molto emozionato e pregava tantissimo dopo averla ricevuta.
Precedentemente alla Santa messa si era seduta una donna accanto a noi con addosso un carisma che a raccontarlo non è possibile. Era seduta a destra di Marco questa donna racconta che dal 1981 che viene a Medjugorje tutti gli anni, racconta che suo padre era un poliomelitico e sua madre quando è nata lei non la voleva, voleva abortire ma il destino volle  che nascesse ugualmente. Da li nacque la decisione di abbandonarla in un istituto a Milano. Crescendo questa donna aveva il desiderio di una madre finché decise di pregare La madonna che gliene desse una ma non fu così allora lei si accattò tanto alla Madonna che la sentiva sempre accanto a lei. Mentre parla mi racconta Marco lei le prese la mano stringendola a sé e questa donna mi racconta mentre parlava della Madonna emanava un forte profumo di rose. Poi racconta che una volta ha assistito all'apparizione della Madonna ad Ivan lei dice che era dietro a lui e durante l'apparizione Ivan si sollevava da terra di 40 centimetri circa. Terminata la messa questa donna le diede due fotografie delle vegenti una con l'ultimo messaggio della Madonna e poi non l'abbiamo più rivista.

Nel pomeriggio, dopo aver pranzato siamo saliti sul pullman e siamo andati a Monstar un paesino distante da Medjugorje una ventina di chilometri, paesino distrutto dalla guerra tra musulmani e Cristiani e dove bombardarono quel famoso ponte del 1300. quando siamo entrati a Monstar si passa prima dalla parte musulmana e l'effetto che mi ha fatto è stato una grandissima malinconia non c'era anima viva su tutto il percorso lungo i marciapiedi lapidi con i sepolti perché dove morivano era lì che li seppellivano. Poi lungo il percorso una sfilza di moschee  e minareti, era pomeriggio sennò sentivamo i moazin richiamare i fedeli alla preghiera.
Infine abbiamo passato il ponte e siamo entrati nella parte Cristiana. Lì era tutto diverso c'era più vita a parte vedere molte case ancora distrutte dalle bombe gli alberi erano cresciuti all'interno delle case e probabilmente all'interno ci sono ancora bombe inesplose . Siamo andati in questa Parrocchia gestita da un prete ci racconta che la popolazione è molto povera vivono alla giornata arrangiandosi qua e là come possono e con la produzione dei loro vini. 

Siamo rimasti lì circa un'ora ci raccontò della guerra feroce che ci fu nel 1991, di come vive la popolazione da prima che c'era il regime comunismo e dopo la guerra.
Questa giornata mi ha un po' rattristato nel vedere tutto quel degrado e ciò che comportano le guerre.
Se la Madonna è apparsa in queste terre un motivo plausibile sicuramente c'è, quando appare lei e dice di pregare molto bisogna farlo si vede che lì nessuno ha preso seriamente questa considerazione   e così scoppiò la guerra dopo dieci anni. Non solo lì ma guarda in Ruanda e tanti altri posti del mondo.
La statua della Madonna che si trova nella collina delle apparizioni.
Tornando indietro riguardo alla donna carismatica del giorno di Pasqua, lei conosce tutti i veggenti e Ivan uno di questi la Madonna le ha rivelato che un segno evidente che ci sarà a Medjugorje sarà: Ivan ha un fratello che ha perso la gamba durante la guerra di Bosnia Erzegovina e questo sarà uno dei miracoli un giorno si sveglierà con la propria gamba come se non l'avesse mai persa, in modo che la gente creda che è stato una cosa nata dal cielo e non dalla guarigione di un medico. Poi siamo tornati in albergo abbiamo cenato dopo alcuni compagni del tavolo hanno voluto andare sulla collina delle apparizioni ma io non me la sono sentita di andarci con il buio nonostante il percorso sia illuminato.
Così si è conclusa la mia giornata di Pasqua a Medjugorje 08 aprile 2012.
lunedì di Pasquetta sveglia alle ore 07,00 colazione alle 07,30 e poi siamo partiti con il pullman fino ai piedi della collina delle apparizioni.
Quando ho visto il percorso iniziale la tentazione fu quella di rinunciare a salirci, poi quando ho visto l'entusiasmo dei miei compagni mi sono deciso con la possibilità di rinunciarci in un secondo tempo. Il sentiero era molto tortuoso bisognava stare attenti
a dove si mettessero i piedi ma la voglia era tanta ed il motivo per cui sono venuto era questo ho pregato la Madonna che mi desse la forza di arrivare lassù.
Mentre si saliva si diceva il Rosario  ad ogni stazione. Le ultime tre stazioni non ho retto alle soste e sono andato avanti da solo non vedevo l'ora di arrivare alla Madonnina non mi accorsi nemmeno di essere arrivato, non mi sembrava vero.



arrivato lassù l'istinto fu quello di inginocchiarmi  davanti alla statua, c'era molta gente raccolta in preghiera e ai piedi della statua montagne di lettere e fotografie di fedeli arrivati precedentemente. Mi inginocchiai due volte pregando per tutti quelli che me lo avevano chiesto e per tutti i non credenti e poi ho chiesto alla Madonna se avanzava una briciola di preghiera anche per me anche se nel mondo c'è chi ne ha più  bisogno.
Mentre tutti pregavano echeggiò nell'aria un canto soave uno dei fedeli presenti, un tenore cantò l'Ave Maria di Shuber. Nel nostro gruppo c'era un ragazzo che suonava il violino questo lo seppi in seguito io stavo già scendendo e lui lassù suonò l'Ave Maria di Shuber e la canzone del canto di Medjugorje.
Rientrato in albergo una doccia tonificante  fu di rigore dopo una mattinata di stanchezza.
A sinistra una veduta del sentiero che conduce al monte delle apparizioni
Dopo aver pranzato nel pomeriggio il programma prevedeva una visita in una comunità di ragazze madre poco distante da Medjugorje. La relatrice era una donna venuta fuori dal tunnel della droga insieme alla comunità Cristiana, una donna Bosniaca ma con un italiano perfetto.
Racconta cose inverosimili di che cosa possa accadere in un paesino di povertà e di autorità comunista, racconta di una ragazza madre con una facoltà inferiore alla media una ragazza di 25 anni ma con le idee di una ragazzina di 8 anni lei attualmente vive nella comunità non ce l'hanno fatta vedere per rispetto alla sua persona però ci hanno fatto vedere la sua bambina di un anno, una bellissima bambina. Questa donna quando arrivò nella comunità, naturalmente sono state fatte degli indagini dalla polizia per sapere chi avesse abusato di  lei i controlli sono stati fatti nel cerchio della sua famiglia attraverso il D.N.A. Sono venuti alla conoscenza di questo padre della bambini e per tutta sorpresa si venne a sapere che chi ha abusato di lei era un uomo di 77 anni.
Racconta poi in seguito arrivò nella comunità una ragazza di religione musulmana anche lei incinta irradiata dalla famiglia, la comunità è una associazione di volontariato e non discriminante delle altre religioni, hanno accolto questa ragazza. Nel centro nessuna è obbligata a partecipare alle funzioni religiosi nei giorni successivi quando questa donna vide il Crocefisso appeso alla parete si gettò per terra in ginocchio adorandolo e anche se non era Cristiana disse che da quel momento quello è il suo vero Dio. Da qualche anno studia dottrina nel centro per una sua conversione futura.


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Terminato alle 16,00 in quella comunità siamo andati a far visita ad un'altra comunità di bambini abbandonati gestita da suor Corneglia e finanziata dal nostro cabarettista Paolo Brosio che ormai a Medjugorje è di casa infatti quei giorni di Pasqua era là. In breve questa suora ci spiegò che vivono di carità e quella non le manca arrivano fondi e materiale da tutto il mondo. Alcune domande le sono state fatte tra cui una donna le chiese se questi bambini sono adottabili lei rispose si ma con tutta la famiglia una suora molto brillante i pellegrini risposero con una risata collettiva. La Bosnia non dà la possibilità di adottare ai forestieri ma all'interno del paese sin nel centro non ci sono soltanto bambini abbandonati ma anche gente adulta e maltrattata, il più piccolo ospita ha pochi mesi e la più adulta è una donna di 94 anni.

Terminato il pomeriggio in comunità siamo ritornati a Medjugorje per la messa delle ore 18,00, dato che era una giornata fredda la messa venne celebrata all'interno della parrocchia. Le porte erano aperte e la gente ammassata all'interno mi feci un po' di largo e sono riuscito ad entrare tra fuori e dentro in fondo alla chiesa con le porte aperte e una corrente d'aria pazzesca, io che non riesco ad assistere una messa in piedi ho dovuto accontentarmi. Durante la messa ho pensato fra oggi la comunione non riuscirò a farla. Quando è giunto il momento della comunione nonostante tutti i preti presenti il celebrante disse di fare due corridoi tra la folla in modo da far passare i preti con l'Ostia consacrata e per distribuirla ai fedeli. Dinnanzi a me si aprì il corridoio e dato che io ero l'ultimo venne diritto verso di me dandola per prima a me sarà un caso ma io credo che la Madonna abbia ascoltato la mia richiesta, come dice una frase di Gesù beati gli ultimi perché saranno primi, non mi sarei mai aspettato questo evento.
Terminata la messa molta gente uscì fuori ma io sapevo che dopo la messa ci sarebbe stata la preghiera di guarigione, ho trovato posto a sedere finalmente ho pregato per tutti quelli che conosco e che soffrono e tutti quelli che me lo hanno chiesto ho pregato anche per chi non me lo chiesto e alla fine ho chiesto qualche piccola briciola di guarigione anche per me. Sono rientrato in albergo alle 20,00 circa per cena, e dopo questa lunga giornata emozionante e stanco alle 22'00 ero già in camera a riposare perché il giorno successivo per me si prospettava una dura giornata.

La mattina successiva insieme agli amici del tavolo Lorena Luciana Natalia Margherita e suo figlio di 8 anni Ernesto e Marco, ci siamo incamminati per andare sul monte questa volta non con il pullman fino ai piedi della montagna ma a piedi. Quando siamo giunti all'inizio del sentiero che ci avrebbe condotto sulla cime io ero già stanco però con lo spirito della compagnia mi sono incamminato per raggiungere la cima. Alla prima stazione ero già stravolto anche perché la salita non era come quella della collina delle apparizioni ma molto più ripida. Gli amici molto gentili mi dettero tutto il tempo che volevo per riposarmi e così stazione dopo stazione e tra una preghiera e l'altra siamo giunti all'ottava stazione li incontrammo un gruppo di pellegrini con un prete francese ci chiesero se volessimo aggregarci a loro e così facemmo. Ernesto un bambino molto affettuoso e premuroso figlio di Margherita era sempre vicino a me nella salita sostenendo la mia fatica. Alla nona stazione mi disse dai Roberto che ci siamo quasi. Lui è molto abituato a camminare in montagna perché con sua mamma ci vanno spesso, però non mi disse che le ultime stazioni erano un “muro” molto ripida come salita. Infine tra una fatica e l'altra alle ore 12'00 siano arrivati in cima alla montagna, una altissima Croce bianca dominava la cima. Molta gente pregava chi inginocchiato chi in piedi gente in lacrime mi misi in ginocchio anch'io e pregai per tutti coloro che me ne avevano fatto richiesta. Sono venuto a sapere in seguito la storia di questa Croce fu messa lì dal volere di un frate nel 1933 ma la storia più fantastica è quella che spiegherò di seguito.
Questa Croce fu costruita nel 1933 chissà con quanta fatica e sudore perché come  ripeto il monte non è di facile accesso e durante la guerra il regime comunista di Bosnia Erzigovina volle la distruzione della stessa  allora mandarono un esercito per distruggerla ma i soldati una volta arrivati lassù non la trovarono, tornandosene indietro accusarono la popolazione di averla nascosto da qualche parte ma come era possibile dato la grandezza e l'altezza della stessa nasconderla soltanto la base in cemento armato è larga circa tre metri per tre poi alta sette metri e larga per lato circa un metro. Fatto sta che la cosa si concluse così. Dopo qualche giorno con lo stupore della popolazione videro scendere dal cielo una grandissima fiamma sovrastata dalla Croce e posarsi lentamente di nuovo nello stesso posto. Dopo questo fatto sempre durante la guerra il regime comunista decise di radere al suolo la città di Medjugorje, i bombardieri partirono dalla base ma quando arrivarono verso la destinazione scese una forte nebbia che non trovarono l'obiettivo tornandosene indietro. Poi la Madonna disse ai veggenti che fu lei a fare sorgere questi due eventi. Vorrei che in quei momenti ci fossero là gli scienziati e i non credenti per vedere loro come la pensassero sono sicuro che avrebbero detto la sua. Comunque in questa città accadono molti fatti  misteriosi gente che viene per curiosità gente non credente ed è proprio a loro che accadono maggiormente questi fatti gente che non prega mai li vedi inginocchiati davanti alla statua della Madonna raccolti in preghiera. Una donna dello stesso pellegrinaggio nostro, anche lei non credente e venuta lì per curiosità le successe un fatto che non se lo aspettava fra tutti i sassi rocciosi e spigolati che c'erano in giro la sua vista cadde su di un sasso lucido e ben levigato lo prese per la sua bellezza ma quando l'ebbe in mano questo sasso emanava un forte profumo di rose, questo profumo si sente quando appare la Madonna ai vegenti. Questa donna sapeva di questi profumi ma essendo incredula rimase di stucco dicendo a se stessa perché proprio a me che sono una peccatrice e incredula. Ma la Madonna è così da questi piccoli segni proprio a coloro che sono increduli che poi si convertono all'istante. Molti altri misteri ho sentito tra i pellegrini di quel viaggio, gente che è venuta per curiosità pregando la conversione  del loro congiunto e poi ritornati insieme tutti gli anni. Ma sicuramente Medjugorje è una città contagiosa.
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Quando sono rientrato a casa ho raccontato a tutti questo mio entusiasmo e la voglia di ritornarci nel mese di agosto sono rimasto di stucco quando Giovanni mi chiese se poteva venire anche lui non potete immaginare la gioia che mi dato perché lui ultimamente ha tralasciato un po' la chiesa nonostante abbia fatto il chierichetto fine all'anno scorso e da piccolo diceva che il suo futuro sarebbe stato il sacerdozio. Allora acconsentì alla sua richiesta. La Domenica successiva al mio ritorno vennero a mangiare a casa mia mio figlio maggiore Jagadish e Chiara la sua convivente spero che un giorno si sposano in chiesa, e anche loro hanno espresso questo desiderio di venire anche loro. Devono trovare un sistema per i cani che hanno a casa di cui dovrebbero mettere su un allevamento di doberman.
Si conclude oggi contro voglia il pellegrinaggio a Medjugorje tra tutti i veggenti ho visto soltanto Vica Maria era a casa sua convalescente dopo un intervento chirurgico Anna il capo gruppo del pullman e Ivan sono amici con loro le hanno chiesto se poteva incontrarci ma Maria disse loro che non era giusto perché quei giorni di Pasqua erano tanti coloro che volevano incontrarle e allora ha preferito così per non fare alcun torto agli altri. Nel nostro tavolo eravamo una bella compagnia, c'era anche una ragazza di Lissone di origine dell'Equador anche lei adottata con il suo ragazzo una copia giovane e molto gentile poi le due sorelle Pozzi Lia Margherita con suo figlio Ernesto io e Marco. 
Il giorno del ritorno a casa 11 aprile 2012 la sveglia era per le 4 del mattino 4 e trenta la colazione e poi il ritrovo ognuno sul proprio pullman. La compagnia del mio tavolo non era su nello stesso mezzo per un errore di organizzazione infatti in albergo eravamo insieme e anche a pranzo ma il viaggio divisi. Per cui ero con altra gente che ho conosciuto all'andata e mi mancava molto la mia compagnia ci vedevamo per un saluto fugace tra una sosta e l'altra.
Il viaggio non era per la quale il freddo e la pioggia ci accompagnò quasi per tutto il precorso e le correnti d'aria alle soste con le due portiere aperte ne pagai le conseguenze tornando a casa con un'influenza mai presa prima. Questo me l'aspettavo perché non ero abbastanza coperto il maglione era in valigia e non potevo prenderlo. Avevamo un autista abbastanza puntiglioso che seguiva le regole al contrario degli altri due che andavano più veloci, diceva che lui ci tiene alla patente nelle, soste se il previsto era di fermarsi 20 minuti lui aspettava anche l'ultimo secondo prima di ripartire. Comunque siamo arrivati a destinazione alle 21'00 dopo aver scaricato alcuni pellegrini a Bresso e Milano.
Si conclude in questo modo il mio primo pellegrinaggio a Medjugorje soddisfatto in tutto sia nella fede che nelle amicizie e fratellanza che ho trovato.
Ci siamo lasciati con la promessa di ritrovarci ancora tutti insieme.
11 aprile 2012.


Una foto scattata dal balcone della mia camera d'albergo, notare come la luna a metà mattino come si trova sulla cima della crroce 






Queti sono le mie memorie di un giorno a Medjugorje.

Lotta Giuseppe 

domenica 23 settembre 2012

Una festosa Kermesse

Attendevo te sotto casa un giorno del tempo mio migliore.
Attendevo te amore per riscaldare il mio cuore quel giorno d'inverno.
Un pallido sole si levava all'improvviso illuminando a giorno la nostra strada.

Una Kermesse festosa si manifestò rallegrando la popolosa via, la gente ti accoglieva con tanti applausi.

Rossi tappeti accoglievano i tuoi passi mentre a braccia aperte tu mi venivi incontro.
Ci incamminammo stretti abbracciati e sognavamo insieme il nostro Paradiso.
Ora quell'immagine si è perduta lontana nel tempo e appare di rado ai miei occhi accecandoli con le lacrime.

Nel mio futuro vedo i tuoi passi allontanarsi verso ignoti destinazioni accompagnati dalla morte che ti portò via.

Tra i semi sperduti

Cercherò tra i semi sperduti sulla terra, i semi di un piccolo albero sofferente.

lo annaffierò tutti i giorni per alleviarne la sofferenza e lo pianterò nella terra, una terra fertile dove possa egli crescere rigoglioso.


nel mondo che ci circonda non tuta la terra è fertile e allora lui nasce per caso e cresce nell'angoscia più profonda e crudele.


piange e non crede ai suoi occhi.
sarà grande un giorno. e allora cercherà quel seme e dandole vita lo annaffierà e lo coltiverà nel migliore angolo del nostro mondo

sabato 22 settembre 2012

Una scultura

Vorrei poter essere uno scultore,
vorrei  che  le  mie  mani rugose per la vecchiaia modellassero le tue forme.

Vorrei poi sedermi  e guardare
meravigliato il mio capolavoro
e  amarti  con  tutto me stesso donando vita a questa scultura.

L'ho posta al centro della stanza con  la  luce  riflessa  su  di essa per risaltarne la sua bellezza. 

Ti  vedevo  reale  ma era per me 
una vaga immaginazione del mio
subconscio.

Rimasi lì in silenzio con lo sguardo 
rivolto al   classico museo  del mio 
cuore celato  nella gelosia del mio 
essere.
 
 

Una ragione per non andare avanti.

Ho acceso la luce per caso e ho trovato la retta via che mi condusse verso sconfinate idee.

Ho aperto per caso una porta e mi ritrovai in un mondo fantastico dove
regnava pace e amore.

Ho sconfinato territori per accedere a 
nuovi mondi ma molte volte mi ritrovai
la porta chiusa.

Ritornai sui miei passi e mi sedetti a riflettere, cercai nel mio essere,io, un
senso per andare avanti e ne trovai una
ragione e accettai questo presente.

Ho spento la luce e tornai indietro sui 
miei passi.

Profumo di gelsomino.

Verde era il nostro amore quando nella piazza delle delizie, seduti sulla panchina dorata assaporavamo il nostro primo amore che ci proiettava verso i binari del nostro futuro.
Nel palmo delle tue mani un gelsomino,
sento ancora il suo profumo sublime nell'aria.
Non scorderò mai il giorno della tua partenza, in quel viaggio senza ritorno
verso un nuovo mondo, lasciandomi solo con questo grande mistero.
Vedo la tua ombra passarmi accanto, sento i tuoi passi leggeri e un fil di vento sfiorarmi il viso.
Il nostro amore continua a viaggiare su quei binari intrapresi sulla panchina dorata verso la meta dell'infinito.

libero pensiero odierno



Il mio pensiero che viaggia libero verso altri orizzonti,
il mio corpo stanco cerca di seguirlo, vorrei con essi formare armonie
per poter affrontare le prossime giornate del mio tempo 

mercoledì 12 settembre 2012

Sposalizio Asha & Loris







.

 
il giorno delle nozze di mia figlia Ashalata e Loris
28 agosto 2012 nella Chiesetta San Mauro in Renate Brianza.
giornata caldissima.
invitati totale 44.
testimone sposa

Jagadish Lotta
testimone sposo De cia Antonella.





Roberta con i figli Micol e
Noemi.











Foto in Suello (Lecco)
Gli sposi con me e i testimoni.
Io Lotta Giuseppe
Lotta Asha
Cucinella Loris. 

il viaggio

Il mare d'estate, sogno di un lungo inverno trascorso e campi di grano lungo le sue coste vedrò tra non molto.

Il sole cuocente brucerà la mia pelle, attendo con pazienza questo
fantastico momento.


Il viaggio è lungo ma piacevole sonnecchierò
di tanto in tanto mentre le immagini
del creato scorreranno lungo i finestrini
del treno.


Un desiderio impossibile attraversa
la mia mente ma cerco all'istante una
distrazione per non soccombere ancora
al dolore, un pascolo poco lontano attira
la mia attenzione un vitellino che segue
la madre bellissima e rara immagine
della vita terrena, è l'amore che sovrasta su ogni cosa.


Si intravede il mare dietro alle colline
l'arrivo è imminente inizia così la mia lunga
vacanza.


L.G.R.

martedì 11 settembre 2012

Il vento dei ricordi

fievoli ricordi di te archivio nel mio
cuore di quei pochi anni con te
vissuti in questa era malvagia che
ti portò via  da me amore.
Ogni pensiero, ogni ricordo della
tua voce, ogni sorriso, ogni bacio
mi parlano ancora di te facendo palpitare
ancora il mio cuore.
La tua immaginabile presenza si dirada
con gli anni che volano e il vento! quel vento
dei ricordi che soffia in altre direzioni e che ti porta
via da me mi crea  una totale confusione.
Ancora oggi alla soglia dei miei anni il mio
animo non accetta la tua lontananza
e nelle notti più cupe, nei miei sogni,
 grido il tuo nome facendo rabbrividire coloro
 che mi stanno accanto.


L.G.R.

lunedì 10 settembre 2012

La nivelle

Chaque année , le deux novembre, c'est l'usage
d'aller au cimetière pour les défunts.
Chacun rend cette civilité
Chacun tient à cette pensée.

Chaque année, précisément, en ce jour
de triste et morne souvenir,
Moi aussi, j'y vais et avec des fleurs, j'orne
la plaque de marbre de ma tante Vincenza.

Cette année, il m'est arrivé une aventure
Après avoir rendu ce triste hommage.
Sainte Vierge, quand j'y pense, quelle peur !
Mais soyez forts et courageux .

L'histoire est celle-ci , écoutez-moi :
l'heure de fermeture s'approchait ,
Moi, tranquille, j'étais pour sortir
Donnant un coup d'oeil à quelque sépulture.

" Ici repose en paix le noble marquis
Monsieur de Rovigo et de Belluno
héros de mille entreprises
mort le 11 mai 1931."

Un blason que surmontait une couronne
Sous une croix faite de lampions
Trois bouquets de roses sur une liste de deuil :
Des bougies , des cierges et six lumignons.

Tout contre la tombe de ce monsieur,
se trouvait une toute petite tombe
abandonnée sans même une fleur,
Pour seul ornement, une petite croix.

Et sur cette croix à peine lisait-on :
" Esposito Gennaro - balayeur "
En la regardant, quelle peine me faisait
Ce mort sans même un lumignon !

Telle est la vie ! Pensai-je au fond de moi ...
Qui a eu beaucoup et qui n'avait rien !
Ce pauvre manant s'attendait -il
à être miséreux l'automne venu ?

Pendant que je mûrissais cette pensée
Il s'était fait presque minuit déjà
Et je restai prisonnier là,
Mort de peur devant les cierges.

Tout à coup, que vis-je au loin ?
Des ombres s'approcher de moi ....
Pensez : cette histoire à moi, me paraît bien étrange
Etais-je éveillé, dormais-je ou était-ce mon imagination ?

Regardez quelle fantaisie ; il y avait le marquis
Avec un chapeau melon , un monocle, et un pardessus
L'autre portait un pauvre accoutrement,
tout puant et un balai à la main.

Et celui-là, certainement est Gennaro
Le pauvre petit mort , le balayeur
Dans cette histoire, moi, je n'y vois pas clair
Ils sont morts et s'en reviennent à cette heure ?

Ils pouvaient m'atteindre, presque me toucher
Quand le marquis s'arrêta d'un coup,
Et paisible, paisible, calme, calme
Dit à Gennaro : " Jeune homme !

De vous, je voudrais savoir, vile charogne
Avec quelle audace vous avez osé
vous faire ensevelir, pour ma grande honte,
A côté de moi, qui porte blason !

La caste est caste , et doit se respecter
Mais vous perdez le sens de la mesure
Votre dépouille devait être certes inhumée
Mais ensevelie dans les ordures !

je ne puis supporter davantage
Votre puant voisinage
Il faut donc que vous cherchiez une fosse
Parmi les votres, parmi vos semblables.

" Monsieur le marquis, ce n'est pas ma faute
Je ne vous aurais pas fait ce tort ;
C'est ma femme qui a commis cette bêtise
Et que pouvais-je faire puisque j'étais mort ?

Si j'étais vivant, je vous ferais plaisir,
Je plierais mon cerceuil avec mes quatre os
Et tout de suite, à ce moment même
Je m'en irais dans une autre fosse.

Et qu'attends-tu , oh ignoble creature
Que ma colère dépasse ses limites ?
Si je n'avais pas été titré ,
J'aurais déjà cédé à la violence !

" Fais-moi voir, cède donc à cette violence ...
A la vérité, marquis, je me suis excusé
Alors, écoute, si je perds patience,
J'oublie que je suis mort et enterré !

Mais qui crois-tu être ...Un dieu ?
Veux-tu le comprendre que nous sommes égaux ?
Mort tu es et mort je suis aussi
Chacun comme il est

Porc infâme, comment te permets-tu
De te comparer à moi qui suis de famille
Illustre, très noble et parfaite
Au point de faire envie aux Princes Royaux ?

" Seigneur Marie Joseph
Veux tu bien te mettre dans la tête, dans la cervelle
Que tout cela n'est que fantaisie ?
La mort, sais tu ce que c'est ? C'est une nivelle .

Aucun roi, aucun magistrat, aucun grand homme
N'a marqué de point à ce jeu-là
Mais y a tout perdu : la vie et aussi le nom
Tu ne t'en ai point encore aperçu ?

Alors, écoute-moi bien ... ne fais pas le rétif
Supporte moi près de toi, que t'importe ?
Ces pitreries seuls les font les vivants :
Nous , nous sommes sérieux, nous appartenons à la mort."


di Antonio de Curtis

Dante Divina commedia

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant'è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
tant'era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m'avea di paura il cor compunto,
guardai in alto, e vidi le sue spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle.
Allor fu la paura un poco queta
che nel lago del cor m'era durata
la notte ch'i' passai con tanta pieta.
E come quei che con lena affannata
uscito fuor del pelago a la riva
si volge a l'acqua perigliosa e guata,
così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.
Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.
Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
una lonza leggera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
ch'i' fui per ritornar più volte vòlto.
Temp'era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
ch'eran con lui quando l'amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch'a bene sperar m'era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
l'ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test'alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch'uscia di sua vista,
ch'io perdei la speranza de l'altezza.
E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne 'l tempo che perder lo face,
che 'n tutt'i suoi pensier piange e s'attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove 'l sol tace.
Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco.
Quando vidi costui nel gran diserto,
« Miserere di me », gridai a lui,
«qual che tu sii, od ombra od omo certo!».
Rispuosemi:«Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
mantoani per patria ambedui.
Nacqui sub Iulio , ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d'Anchise che venne di Troia,
poi che 'l superbo Ilión fu combusto.
Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch'è principio e cagion di tutta gioia?».
«Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?»,
rispuos'io lui con vergognosa fronte.
«O de li altri poeti onore e lume
vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
che m'ha fatto cercar lo tuo volume.
Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
tu se' solo colui da cu' io tolsi
lo bello stilo che m'ha fatto onore.
Vedi la bestia per cu' io mi volsi:
aiutami da lei, famoso saggio,
ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi».
«A te convien tenere altro viaggio»,
rispuose poi che lagrimar mi vide,
«se vuo' campar d'esto loco selvaggio:
ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;
e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo 'l pasto ha più fame che pria.
Molti son li animali a cui s'ammoglia,
e più saranno ancora, infin che 'l veltro
verrà, che la farà morir con doglia.
Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapienza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro.
Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso di ferute.
Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno,
là onde 'nvidia prima dipartilla.
Ond'io per lo tuo me' penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
e trarrotti di qui per loco etterno,
ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
ch'a la seconda morte ciascun grida;
e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire
quando che sia a le beate genti.
A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
con lei ti lascerò nel mio partire;
ché quello imperador che là sù regna,
perch'i' fu' ribellante a la sua legge,
non vuol che 'n sua città per me si vegna.
In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l'alto seggio:
oh felice colui cu' ivi elegge!».
E io a lui:«Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
acciò ch'io fugga questo male e peggio,
che tu mi meni là dov'or dicesti,
sì ch'io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti».
Allor si mosse, e io li tenni dietro.


Divina Commedia - Inferno, Canto 1, Versi 1 - 136

domenica 9 settembre 2012

Le mie ore

I miei sogni volano nella notte senza le ali e atterrano all'alba dimenticati dal tempo trascorso.
Buie sono le mie notti e lunghe, il risveglio inizia tanto amaro nel pensare al mio amore.
La mia giornata allegra e a volte
triste si svolge sempre con lo  stesso  dolce pensiero.
E la sera si forma un groviglio di
pensieri perturbata per un altra notte insonne.

sabato 8 settembre 2012

Malinconia

Cerco una vecchia fotografia che ti ritrae felice in un cassetto della
scrivania,


traggo una grande soddisfazione nel
rivederla con il tuo sorriso.


Una pioggia battente fuori non accenna
a finire e i paesaggi mutano cambiando
i colori.


Il tuo sorriso immutato nel tempo accentua  sempre
un'espressione di gioia nonostante la filigrana
non sia delle migliori.


Un tuono mi fa sobbalzare sulla sedia distraendomi
per un attimo dai miei sogni.


Ripongo con dolcezza nel cassetto la tua immagine
e richiudo in esso tutti i miei pensieri.


Sono passate ore e il tempo  trascorreva nelle
mie vene mentre   sognavo te amore.


Il cielo è tornato sereno, cessa la pioggia
 affievolendo  la mia passeggera
malinconia.

venerdì 7 settembre 2012

Les Feuilles mortes

Oh, je voudrais tant que tu te souviennes,
Des jours heureux quand nous étions amis,
Dans ce temps là, la vie était plus belle,
Et le soleil plus brûlant qu'aujourd'hui.
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle,
Tu vois je n'ai pas oublié.
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle,
Les souvenirs et les regrets aussi,
Et le vent du nord les emporte,
Dans la nuit froide de l'oubli.
Tu vois, je n'ai pas oublié,
La chanson que tu me chantais...
C'est une chanson, qui nous ressemble,
Toi qui m'aimais, moi qui t'aimais.
Nous vivions, tous les deux ensemble,
Toi qui m'aimais, moi qui t'aimais.
Et la vie sépare ceux qui s'aiment,
Tout doucement, sans faire de bruit.
Et la mer efface sur le sable,
Les pas des amants désunis.
Nous vivions, tous les deux ensemble,
Toi qui m'aimais, moi qui t'aimais.
Et la vie sépare ceux qui s'aiment,
Tout doucement, sans faire de bruit.
Et la mer efface sur le sable
Les pas des amants désunis...

Jacques Prevert

Nuit de Neige


La grande plaine est blanche, immobile et sans voix.
Pas un bruit, pas un son ; toute vie est éteinte.
Mais on entend parfois, comme une morne plainte,
Quelque chien sans abri qui hurle au coin d'un bois.

Plus de chansons dans l'air, sous nos pieds plus de chaumes.
L'hiver s'est abattu sur toute floraison ;
Des arbres dépouillés dressent à l'horizon
Leurs squelettes blanchis ainsi que des fantômes.

La lune est large et pâle et semble se hâter.
On dirait qu'elle a froid dans le grand ciel austère.
De son morne regard elle parcourt la terre,
Et, voyant tout désert, s'empresse à nous quitter.

Et froids tombent sur nous les rayons qu'elle darde,
Fantastiques lueurs qu'elle s'en va semant ;
Et la neige s'éclaire au loin, sinistrement,
Aux étranges reflets de la clarté blafarde.

Oh ! la terrible nuit pour les petits oiseaux !
Un vent glacé frissonne et court par les allées ;
Eux, n'ayant plus l'asile ombragé des berceaux,
Ne peuvent pas dormir sur leurs pattes gelées.

Dans les grands arbres nus que couvre le verglas
Ils sont là, tout tremblants, sans rien qui les protège ;
De leur oeil inquiet ils regardent la neige,
Attendant jusqu'au jour la nuit qui ne vient pas.   


 
Guy de Maupassant (1850-1893)

L'abbandono nel giardino dei ricordi

Cammino piano piano sui giardini del passato Poggio i piedi stanchi Il mio passo è lento, delicato.
fiori di ricordi sbocciano, Rari... preziosi, hanno colori caldi Piccoli, grandi, più e meno importanti,
alcuni dolorosi, non sono pronti a germogliare.
Mi avvicino al lato oscuro del giardino
Altri passi indietro, lance nel petto
Ma il coraggio non mi avverso Così proseguo
Cambia il tempo.
I miei fiori si raffreddano, si paralizzano,
si congelano li accarezzo e si spezzano
in miriadi di minuti frammenti di cristallo di gelo,
uno spasmo pervade il sinistro lato del mio petto.
Mi accascio nell'assenza di colore perdo il polso e il suo rintocco, il mio volto si colora di blu mare,
non respiro il tuo sorriso, torna dentro me prepotente
eppure non mi ami così ti lascio andare, abbandono il tuo pensiero d'amore nei giardini dei ricordi.
guardo il cielo, le sue stelle la mia pelle rosea si riprende.


Giacomo Puccini

Sole di settembre

Il sole oggi è tornato a scaldare, mi avvolge il corpo, l'aria tutt'attorno è limpida.

Il ricordo della sabbia bollente delle vacanze
ormai è soltanto un ricordo lasciato alle
mie spalle.

Il desiderio del ritorno è naufragato docilmente in questo mare di tranquillità e la vita abitudinaria riprende con il suo  fare quotidiano.

La musica riprende il mio spazio, le note fioriscono
dedicandole a te mio amore che mi ascolti nel tuo
silenzio applaudendo di tanto in tanto.

La notte sta scendendo sulla natura e  si colora
lentamente di nero, vorrei far prolungare
la scia del sole per non rattristarmi nel buio della notte..non, non è possibile fermare la natura.

E così accetto  volentieri questo giorno di fine estate
con un bagaglio assai pieno di ricordi.

giovedì 6 settembre 2012

Pensieri

Ascolterò le parole che il vento mi sussurrerà di te
guarderò le tue immagine proiettati nei miei pensieri e poi mi siederò
in attesa di vederti.



La distanza non esiste e l'età che avanza nemmeno.
Ora immagino il tuo viso, sarà mutato ma la
tua bellezza è rimasta in me incarnata  nel tempo.


La vita per noi è stata ostacolata da grandi
misteri che non ho potuto superare
ma continuo a vivere nel tuo amore
Dall'alba al tramonto il mio pensiero vaga
per te nell'aria che mi circonda,
il cielo al coprirsi di stelle mi parla di te
che sei una fra le tante.


Al sorgere del sole sei il mio buongiorno
e al tramonto sei la mia dolce compagna
di un tempo.

Il nostro tramonto

Vorrei seppellire alcuni ricordi del mio amore in un luogo lungo il mare che ci ha visti un giorno
felice .


I tramonti sfioravano i nostri visi con una certa dolcezza  impressionando un amore, e come un'immagine 

impressa nella pellicola in attesa di uno sviluppo,
così era il nostro amore.

Il tuo capo poggiava sulla mia spalla
e le dolci parole fuoriuscivano dalle
sue labbra mentre il buio ci circondava.

È passato molto tempo dopo la
sua partenza,
ed eccomi oggi ancora seduto su quello
scoglio levigato dal mare e un lungo
tempo trascorso,
aspettando il nostro tramonto che
si inabissa in questo meraviglioso
mare.

Delusioni.

Ora sta scendendo la sera e questa lunga notte si colorerà di nero.

Il ricordo riaffiora improvvisamente
con bagliori accecanti.

Un desiderio mi pervade e allungo la
mano ma la solita delusione mi attende.

Apro i miei occhi oltre il buio della notte
e sullo sfondo si profila un'immagine
dai lunghi capelli neri che mi viene
incontro.

Grido di gioia ma dalle labbra non esce
la voce.

Sì lo so è stata l'ultima delusione ma per
un attimo ci ho creduto